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Piano Sociale: la Regione cancella senza alcuna motivazione gli ambiti e premia chi ha redatto il piano, sfidu

2025-05-12 16:54

Redazione

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Piano Sociale: la Regione cancella senza alcuna motivazione gli ambiti e premia chi ha redatto il piano, sfiduciato da più della metà dei Sindaci molisani.

Chiesta l'audizione in Commissione di tutti i soggetti coinvolti

Chiesta l'audizione in Commissione di tutti i soggetti coinvolti

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COMUNICATO CONGIUNTO CONSIGLIERI REGIONALI DEL PARTITO DEMOCRATICO

"La Regione Molise cancella con un colpo di spugna gli Ambiti Sociali di Agnone, Larino, Venafro e Riccia senza fornire alcuna motivazione plausibile. Al contrario, si assiste a un vergognoso dettaglio delle condizioni di favore riservate ai coordinatori d'ambito (le uniche figure che hanno collaborato con la Consigliera delegata alle Politiche Sociali, Stefania Passarelli, alla stesura del Piano Sociale Regionale)".
È durissimo l'affondo del gruppo del Partito Democratico in Consiglio Regionale in merito all'avvio dell'iter di approvazione del Piano Sociale nella Quarta Commissione Consiliare. "È semplicemente pazzesco, oltre che illegittimo! – tuona Fanelli – Si 'autoscrivono' i criteri di selezione, si 'auto qualificano' dirigenti, si 'autolicenziano' compensi retroattivi e prevedono persino i poteri sostitutivi attivati dalla Passarelli per obbligare i comuni capofila ad assumerli. Un quadro sconcertante che merita di essere  totalmente sconfessato, oltre che di essere portato all'attenzione di altre Autorità, se dovesse essere confermato".
La Consigliera Salvatore, componente della IV Commissione, dopo avere evidenziato alcuni dei profili di possibile illegittimità della proposta di Piano, ha altresì chiesto al Presidente, Nicola Cavaliere, di avviare un'ampia fase di audizioni coinvolgendo i Sindaci dei Comuni capofila, Anci ed Ali, l'Asrem, i Centri per l'Impiego e il partenariato della Commissione tripartita regionale, nonché il Terzo Settore e le cooperative. È fondamentale acquisire tutti i chiarimenti ed i pareri utili per una valutazione completa e serena di un Piano che, ad oggi, ignora totalmente la contrarietà espressa da tutti gli Ambiti (escluso Termoli) e dalla stragrande maggioranza dei sindaci molisani, con circa 70 delibere di giunta di parere contrario. Questa verità non può essere nascosta e va acquisita agli atti del Consiglio.
 Passando al merito del Piano, si evidenzia nella nota del PD una criticità fondamentale: "non sono spiegate - aggiunge Alessandra Salvatore- le motivazioni di una riduzione così drastica degli Ambiti Sociali da sette a tre, accentrando di fatto tutto sulle città di Campobasso, Isernia e Termoli, ne' quali saranno i costi per il nuovo assetto (coordinatori equiparati a Dirigenti, introduzione del coordinatore strategico, la creazione dei punti territoriali). Previsto anche un aumento della quota di compartecipazione dei Comuni (che grava sui cittadini), senza che questo porti benefici nel merito della programmazione dei Servizi e della efficacia e qualità delle prestazioni sociali: su FNA, ad esempio, si continua a fare riferimento ai "limiti delle risorse disponibili", mentre per l'assistenza domiciliare lo standard continua ad essere quello di 3 ore settimanali (nulla!) rispetto a territori dove anzianità  e condizioni di non autosufficienza impediscono una reale efficacia delle azioni di supporto e di inclusione. La Passarelli parla di maggiore efficienza, di cui non c'è traccia nel testo approvato in Giunta e che viene smentita proprio dallo scarno contenuto del Piano proposto, i cui dati provano l'esatto contrario".
Si smontano punto per punto le giustificazioni addotte: "Si allontana l'azione amministrativa dai cittadini e non si programma in conformità con le peculiarità dei territori che oggi, a ragione, fanno capo a 7 diversi Ambiti. Tre Ambiti sociali di dimensioni enormi, su un territorio frammentato e diversificato per esigenze socio-sanitarie come il nostro, può solo allontanare i centri decisionali dalle reali esigenze dei cittadini. Lo stesso Piano, nella sua analisi, evidenzia le peculiarità dei diversi territori, una contraddizione stridente con l'accentramento proposto.
Il sistema attuale -che può ulteriormente migliorare se si forniscono alla ASReM strumenti e personale ad hoc per realizzare l'integrazione socio-sanitaria- ha funzionato e prodotto importanti risultati: il sistema sociale molisano, con le sue peculiarità e i suoi legami, formali e informali, è un sistema rodato, dove la conoscenza dei problemi da parte di chi coordina è capillare e diretta, proprio grazie alla vicinanza dei centri politico/amministrativi di ascolto e di decisione. Stravolgere questo modello senza una reale e convincente dimostrazione di miglioramento è un salto nel buio, un azzardo che rischia di compromettere la qualità dei servizi e l'assistenza ai più fragili, soprattutto nella fase di transizione, la cui tempistica è stata immaginata senza che siano previste e disciplinate in maniera compiuta la azioni di accompagnamento".
La capogruppo Fanelli sottolinea, inoltre, l'assenza di programmazione territoriale dei fondi, nonostante i 45 milioni di euro previsti per tre anni e i gravi sospetti di illegittimità delle previsioni relative al personale ed ai coordinatori: "Non sono chiari i criteri di riparto tra i tre ambiti, né esiste un cronoprogramma finanziario dettagliato per area. In sintesi, questo Piano descrive cosa non serve e non spiega cosa serve realmente al Molise. Quanto al personale, è completamente falso affermare che la riduzione degli ambiti ne garantisca una migliore gestione. Anzitutto, non si chiarisce la sorte dei concorsi in essere nei Piani Sociali attuali, con graduatorie pronte e assunzioni bloccate. La vera soluzione per il personale non è la grandezza degli ambiti, ma la forma giuridica con cui vengono gestiti. Invece di risolvere i problemi esistenti, si blocca un processo in corso che vedrebbe l'assunzione di professionisti che da anni fanno funzionare il sistema con competenza e umanità. La parte più grave, quanto al personale, riguarda, poi, la gestione dei coordinatori d'ambito: pagine intere del Piano sono dedicate a descrivere in modo capillare e illegittimo le figure dei coordinatori. Si inseriscono criteri che dovrebbero essere contenuti in un bando, addirittura prevedendoli nella legge di stabilità regionale. Si attribuisce loro un inquadramento dirigenziale 'ope legis', anzi 'ope pianis', bypassando i concorsi previsti. E si prevede un compenso da dirigenti retroattivo, addirittura a partire dalla costituzione del gruppo tecnico che ha redatto il Piano, con cifre esorbitanti. È scritto come se i redattori del Piano fossero già i designati coordinatori, con requisiti 'ad hoc' che escludono di fatto altri professionisti. Un pastrocchio giuridico gravissimo, che solleva dubbi sulla terzietà e la legittimità dell'intero processo."
I consiglieri del PD concludono ribadendo la necessità di un'approfondita discussione e di un'attenta valutazione in Consiglio Regionale, a tutela dei diritti dei cittadini e della corretta gestione dei servizi sociali, rispetto a cui i Sindaci, che hanno il più stretto contatto con le persone ed i loro bisogni, sono relegati al ruolo di meri esecutori di decisioni prese dai tecnici e dalla Regione, in violazione del TUEL e delle norme quadro nazionali in materia Sociale: "È evidente – affermano i consiglieri PD - che ci troviamo di fronte a un tentativo, neppure malcelato, di auto- assegnazione di posizioni di potere e di ingenti risorse pubbliche, a discapito dell'autonomia dei Sindaci. Chiediamo con forza l'immediato ritiro del Piano Sociale. Non permetteremo che il futuro del welfare molisano sia compromesso da simili manovre opache e dannose per l'intera comunità".