Dove sono finiti i fondi 2021–2027?

Nota alla Stampa:
Le Associazioni dei Familiari e Utenti per la Salute Mentale del Molise denunciano con forza la drammatica situazione in cui versa la salute mentale nella nostra regione. Da anni assistiamo a un progressivo smantellamento dei servizi territoriali, a una cronica carenza di personale, a una forte carenza di strutture leggere e di progetti che promuovano realmente il benessere delle persone, in un'ottica interdisciplinare. Le famiglie sono spesso lasciate sole a fronteggiare situazioni complesse senza risposte né strumenti. Eppure, a fronte di questa emergenza, il Piano Nazionale di Equità della Salute 2021– 2027 ha previsto finanziamenti specifici per il potenziamento della salute mentale. Fondi destinati a colmare i divari regionali, rafforzare l’assistenza territoriale, promuovere la prevenzione, garantire trattamenti tempestivi e umani. Nel Molise, però, di questi fondi non si ha alcuna traccia concreta. Nessuna trasparenza. Nessuna pianificazione. Nessuna attuazione. L’unica proposta emersa da parte dei commissari straordinari riguarda la creazione di maxi-residenze da 20 posti letto: una logica che tradisce lo spirito della legge Basaglia e riporta indietro la visione della salute mentale di decenni. Un modello che guarda più ai manicomi che alla dignità, alla riabilitazione e all’inclusione. Anche nei confronti dei direttori delle strutture complesse, le associazioni hanno cercato confronto e chiarimenti. In molti casi, però, è emersa una sorprendente mancanza di informazioni sui fondi e sui piani attuativi. Le risposte ricevute sono apparse spesso vaghe, incerte, come se anche chi è al vertice dei servizi fosse stato tenuto ai margini dei processi decisionali. Questo ci preoccupa profondamente: senza un reale coinvolgimento di chi lavora sul campo, ogni progettualità rischia di restare sulla carta. A questo si aggiunge un ulteriore elemento di forte preoccupazione: non è stato nominato il Capo dipartimento di Salute Mentale, né risultano nominate alcune direzioni chiave, come quelle a Campobasso e Isernia. In una fase così delicata, queste assenze non sembrano frutto del caso. Inizia a prendere forma il sospetto che tutto ciò faccia parte di un disegno preciso: mantenere la salute mentale in una condizione di stallo, di dipendenza e di marginalità. A questo punto è doveroso chiamare in causa anche l’ASReM, che ha la responsabilità operativa e gestionale dei servizi sanitari regionali. Dove sono i piani di investimento? Dove sono le progettualità che dovrebbero partire da bisogni reali e condivisi? E soprattutto: dov’è la politica regionale? Non una parola, non una presa di posizione, non un atto concreto. Eppure, la salute mentale riguarda la vita quotidiana di migliaia di cittadini molisani e delle loro famiglie. Il silenzio delle istituzioni politiche è assordante e inaccettabile. Ci chiediamo: Quanti fondi sono stati destinati alla salute mentale in Molise nell’ambito del Piano di Equità? Perché non sono ancora stati utilizzati? Perché, nonostante l’obbligo imposto dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità nonché dalla normativa europea e nazionale, le famiglie e i pazienti non sono stati coinvolti nei processi decisionali? Perché le famiglie e i pazienti non sono stati coinvolti nei processi decisionali? Perché i servizi sono al collasso mentre le risorse restano ferme nei cassetti? Perché non vengono nominati i dirigenti fondamentali per guidare il cambiamento? Chiediamo con urgenza un confronto pubblico con i Commissari Straordinari, la Direzione ASReM e la Presidenza della Regione Molise. Non si può più rimandare. La salute mentale non può più essere l’ultima ruota del carro. L’equità non è uno slogan, ma un diritto.