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Omicidio Sonia Di Pinto, chiesti 30 anni per la brutale esecuzione durante la rapina

2025-05-15 21:11

Redazione

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Omicidio Sonia Di Pinto, chiesti 30 anni per la brutale esecuzione durante la rapina

Per impossessarsi di circa 4.000 euro

Per impossessarsi di circa 4.000 euro 

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PETACCIATO (CB), 15 Maggio 2025 - Trent'anni di reclusione. Questa la pesante richiesta avanzata dalla Procura nei confronti dei due uomini accusati dell'efferato omicidio di Sonia Di Pinto, la 46enne originaria di Petacciato (CB) strangolata e colpita alla testa durante una rapina avvenuta il 16 aprile 2022 in Lussemburgo, dove la donna lavorava come dipendente in un ristorante italiano nella zona commerciale di Kirchberg.

Il processo, che sta ricostruendo le dinamiche di un atto di violenza inaudita, ha visto la pubblica accusa definire l'azione dei due imputati come "barbara e disumana". Secondo la ricostruzione, i due malviventi fecero irruzione nel locale e, con una sincronia agghiacciante, uno strangolò Sonia mentre l'altro la colpiva violentemente alla testa con un paio di pinze. Dopo il brutale assassinio, i due si impossessarono di circa 4.000 euro e si allontanarono dal luogo del crimine per recarsi a bere in un bar e in una discoteca, mostrando una sconcertante mancanza di rimorso.

"È stata una barbarie inspiegabile", ha tuonato l'avvocato del marito della vittima, sottolineando la sproporzionata e cieca violenza con cui i due agirono in perfetta coordinazione. "Uno la afferra al collo, l’altro la colpisce alla testa. Nessuno si ferma, nessuno prova a salvarla", ha aggiunto con fermezza in aula, escludendo categoricamente la tesi di un gesto impulsivo o di una perdita di controllo. Anche il legale di altri quattro familiari di Sonia ha parlato di un "approccio disumano e crudele" da parte degli assassini.

I due imputati, presenti in aula, non hanno mai negato il loro coinvolgimento nei fatti. "Non nego nulla", ha dichiarato uno di loro, ammettendo le proprie responsabilità. Tuttavia, durante il dibattimento, nessuno dei due ha manifestato segni tangibili di pentimento o reale emozione. Unica eccezione il terzo uomo coinvolto, accusato di aver aperto la porta del ristorante facilitando l'ingresso dei rapinatori (senza, secondo l'accusa, essere a conoscenza del piano omicida), apparso visibilmente provato e scoppiato in lacrime più volte. Per quest'ultimo, la procura ha chiesto il rilascio.

I pubblici ministeri hanno chiesto una condanna a 30 anni di carcere per entrambi i principali imputati, ritenendoli egualmente responsabili di un'azione violenta, congiunta e dal tragico esito letale. Nel corso dell'udienza, i due hanno tentato di scusarsi con la famiglia della vittima, ma l'avvocato del marito ha respinto con fermezza ogni possibilità di perdono: "Non è un incidente stradale, non è un errore sotto l’effetto dell’alcol. È stata un’azione calcolata, brutale. Non si può chiedere scusa e pensare che basti".

Il tribunale si pronuncerà con il verdetto il prossimo 19 giugno. Una data che la famiglia Di Pinto attende con profondo dolore ma con la ferma speranza che sia fatta giustizia per Sonia, una donna che aveva lasciato il Molise in cerca di un futuro migliore e ha trovato la morte per mano di una violenza inaudita sul proprio luogo di lavoro.